Cresce in Italia l’insicurezza legata alla criminalità, ma è calata notevolmente, invece, la “paura dello straniero”.
Lo attesta il quinto “Rapporto annuale dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza”, secondo cui nella “scala delle insicurezze”, quella legata alla criminalità arriva dopo “l’insicurezza globale” (76) e quella economica (73). Il valore percentuale è comunque alto (43%) e in crescita di 10 punti rispetto al 2010, tornando ai livelli del 2007
Il 29% accomuna l’immigrazione alla criminalità, contro il 51% del 2007, il 39% del 2008 e il 37% del 2009. Allo stesso tempo, l’immigrato non è visto più come una minaccia per l’occupazione: il dato si ferma al 29% contro il 37% del 2007, il 31% del 2008 e il 35% del 2009.
In generale, il 61% degli intervistati non vede nello straniero una minaccia. Questo soprattutto tra persone che lavorano in un ambito in cui è meno forte la componente straniera: tra i liberi professionisti (76%), gli studenti (63%), tecnici, impiegati, dirigenti e funzionari (69%). Chi invece guarda l’immigrato con sospetto è perlopiù anziano (47%), casalinga (49%), disoccupato (48%), pensionato (46%). Più apprensivi sono i residenti a Nordest (44%), con punte del 55% e del 51% tra gli elettori rispettivamente della lega Nord e del Pdl.
I tg italiani preferiscono ancora i “casi criminali” (il 55% delle notizie in prima serata) al racconto della crisi (39%) e trasformano la cronaca in uno “show”. Continua l’anomalia rispetto all’informazione europea, come spiega Ilvo Diamanti: “L’informazione della Rai e di Mediaset non sembra ancora disposta ad adeguarsi alla realtà e neppure alla percezione dei cittadini. Un po’ per scelta, ma soprattutto per abitudine e per inerzia. La crisi, però, ha cambiato il Paese, la società, perfino la politica. I tempi sono cambiati. Anche l’informazione televisiva deve rassegnarsi. Deve cambiare”
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Fonte: Redattore Sociale