È stato presentato lunedì 16 dicembre “Notizie fuori dal ghetto”, il primo rapporto annuale dell’Osservatorio Carta di Roma, realizzato con la collaborazione di una rete di esperti provenienti dal mondo universitario. La raffigurazione mediatica di migranti, richiedenti asilo e vittime della tratta è andata migliorando: maggiore sensibilità da parte dei giornalisti per quanto riguarda il lessico impiegato nella trattazione del fenomeno migratorio e la modalità con cui viene raccontato. Ma ancora molta strada resta da fare verso una (auto)rappresentazione del mondo migrante corretta ed etica.
Il 2012 – anno preso in esame dalla ricerca – è stato caratterizzato da un sensibile aumento della diffusione di notizie sull’immigrazione e l’asilo, con due notizie al giorno in prima pagina. Di questi temi si è parlato in misura leggermente minore negli spazi dell’informazione dedicati alla cronaca, soprattutto quella nera. Una prevalenza si è fatta invece registrare in ambiti quali la società, il lavoro, l’economia e l’istruzione. Una differente situazione è quella che riguarda invece l’informazione locale, in cui la predominante declinazione del fenomeno migratorio è proprio quella della cronaca in generale e, in particolare, della cronaca nera.
Altro capitolo interessante è quello relativo alle seconde generazioni. I figli degli immigrati sembrano infatti conquistare un protagonismo attivo nelle news. Il piccolo schermo ha infatti iniziato a ospitare sempre più frequentemente le storie di coloro che nel quotidiano vivono discriminazioni e difficoltà determinate dalla mancanza della cittadinanza italiana. Ma questa maggior visibilità porta con sé un rischio: quello di una rappresentazione di facciata, stereotipata e fatta di luoghi comuni.
Un “vizio” che continua a sopravvivere nelle redazione e tra i giornalisti, nonostante la chiarezza della Carta di Roma su questo tema, è la tendenza all’etnicizzazione delle notizie. Nazionalità in prima pagina nel 32% del totale delle notizie analizzate, con un picco del 59% per quanto riguarda la sola cronaca nera.
Di fronte a una simile situazione, il rapporto propone una possibile strada da percorrere per un’inversione di tendenza. Una lotta che veda in prima fila gli addetti ai lavori dell’informazione, ma non da soli: al loro fianco deve schierarsi l’intera società in tutte le sue declinazioni, per una battaglia comune verso la buona informazione, fulcro nodale di un Paese civile e democratico. “Le responsabilità per il miglioramento qualitativo dell’informazione sulla migrazione e l’asilo – si legge nel rapporto – appartengono in primis ai giornalisti e ai direttori, ma la battaglia [..] si gioca insieme alla società civile […] e al mondo politico”.
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