Prato: online e offline, ancora razzismo e pregiudizi verso le seconde generazioni

Autoctoni e abitanti di origine straniera, qual è la differenza? A Prato, a riportare l’attenzione su come non ci sia un noi e un loro, ma un’unica grande comunità, ci prova la giornalista Malia Zheng, nel suo blog sul Tirreno.it, “Incontri Ravvicinati”.

L’articolo pubblicato dalla blogger, dal titolo “La paura di vivere a Prato”, prende spunto dalle affermazioni di Canio Molinari, presidente dell’Unione Commercianti di Prato rapinato nella propria tabaccheria, pubblicate in una recente intervista. “A volte – sostiene Molinari – dico che essere stranieri in questo paese è anche una fortuna, perchè se qui va male si ha un posto dove tornare. Per noi, che siamo di Prato se si chiude non si sa cosa fare”.

“Molinari con la sua affermazione mi ha fatto molto riflettere – dichiara Malia Zheng nel suo pezzo -. La conclusione è che il presidente ha torto. Molti cinesi a Prato sono di prima generazione, giungono nella città per lavoro. Ma quanti sono i cinesi che frequentano le scuole? Quanti sono i giovani che incontrate per strada? Questi sono i cinesi di seconda generazione, sono nati in Italia, sono nati a Prato. Prato è anche la loro città”.

“Se loro devono tornare da qualche parte, allora dovrebbero stare a Prato. Dove sono cresciuti, dove hanno coltivato le loro amicizie, dove conoscono ogni via ed ogni vicolo. Questo lo riassume molto bene anche Marco Hong, un esempio chiaro di cosa significa seconda generazione”.

Il giovane citato dalla blogger – sedicenne di origini cinesi ma nato e cresciuto nella città pratese – è il protagonista di un articolo uscito sulla rubrica settimanale Gente di Prato, pubblicata su Toscana Oggi. Marco Hong, studente della scuola Dagomari ed ex giocatore di calcio nel Poggio a Caiano, denuncia l’atmosfera di razzismo e discriminazione che si respira nella città che sente sua a tutti gli effetti.

“Ultimamente – spiega Marco –  mi trovo in difficoltà a stare a Prato. Ho ricevuto molte offese, assistito a diversi episodi di natura razziale accaduti ad altri connazionali, ma che hanno offeso anche me, nel profondo. Sono cose che fanno male. Ci parlano continuamente di rapine e aggressioni nei confronti di cittadini cinesi (…). Eppure, Prato è la città in cui sono cresciuto, in cui comunque mi sento a mio agio: non è facile vederla così”.

A dar prova dell’attualità delle parole di Marco spese sulla situazione di stigmatizzazione e pregiudizio presente nella società pratese sono i commenti apparsi a lato della sua intervista, postati dai lettori. Una vera e propria espressione di odio razzista di chi non riconosce la parità di diritti e vede nella nazionalità un motivo di discriminazione.  

“Possiamo ricominciare altrove sì, possiamo ricominciare in Cina – conclude Malia Zheng -, ma si tratta di un nuovo inizio che chiunque potrebbe fare se solo avesse il coraggio di rischiare. Forse è questa la vera differenza di chi lascia il proprio paese per venire in Italia, così quelli che hanno lasciato l’Italia per altrove.



Be Sociable, Share!