Cattive notizie dalla campagna Open Access Now, lanciata al grido di “Centri di detenzione per stranieri in Europa : Aprite le porte ! Abbiamo il diritto di sapere!”. Un primo bilancio della seconda tornata di visite di parlamentari e giornalisti svolta all’interno dei Cie di tutta Europa mostra infatti come siano ancora troppi i casi in cui la società civile e i media vengono tenuti lontani dalle realtà detentorie per i migranti, con gravi lesioni ai loro diritti e alla libertà di informazione.
I primi step della campagna
La campagna Open Access Now è nata per garantire l’accesso dei giornalisti e della società civile ai centri di detenzione amministrativa, così da difendere il diritto dei cittadini europei a conoscere le conseguenze delle politiche riservate dalle istituzioni agli immigrati, favorendo così l’avvento di un miglioramento in questo campo.
“Oggi – si legge nell’appello lanciato da Open Access Now -, nella maggior parte dei paesi europei, l’accesso dei giornalisti e della società civile all’interno dei luoghi di detenzione per migranti è severamente limitata e controllata. Spesso è impossibile incontrare o anche parlare ai detenuti. Questa opacità favorisce le derive e molteplici violazioni dei diritti. Senza considerare che l’accesso all’informazione è un diritto inalienabile dei cittadini europei, difeso dall’insieme delle istituzioni europee”.
Il primo step dell’iniziativa risale ai mesi di marzo e aprile 2012, periodo in cui si è svolta una prima serie di visite di parlamentari e giornalisti che ha dimostrato una volta una volontà evidente delle autorità di controllare, se non impedire, l’accesso di un simile sguardo esterno all’interno di tali strutture.
Importante a seguire l’interrogazione fatta da sette parlamentari europei nel marzo 2013a proposito dell’accesso delle organizzazioni non governative e dei media ai centri di detenzione e riguardo al diritto all’informazione. La risposta della Commissione Europea non si è fatta attendere: “i rifiuti ripetuti, senza giustificazioni obiettive, di autorizzare le visite dei centri di detenzione (…) potrebbe essere considerato come una violazione”.
Gli ultimi risultati
Alla luce di questi avvenimenti, una nuova fase della campagna di visite ha avuto inizio nello scorso mese di aprile. Lo scopo è quello di favorire un’inversione di rotta, incoraggiando l’evoluzione delle legislazioni europee e nazionali nel senso del rispetto dei diritti dell’uomo, incrementando la vigilanza e la trasparenza su questo tema e assicurando maggiore visibilità ai problemi legati alla detenzione dei migranti.
Critica la situazione che, a seguito di ciò, si è venuta a palesare. Nella maggior parte dei casi, infatti, le autorità nazionali rifiutano l’accesso ai giornalisti e impongono regole estremamente restrittive all’accesso delle associazioni. Talvolta anche le visite dei parlamentari sono sottoposte a limitazioni. “Dinieghi d’accesso pretestuosi e assenza di risposte da parte delle amministrazioni fa sapere Open Access Now nel comunicato recentemente diffuso – sono il segno distintivo di una volontà degli Stati di lasciare la detenzione dei migranti al di fuori delle preoccupazioni dei cittadini”.
Ecco di seguito il resoconto di alcune delle visite effettuate.
Francia – il 13 maggio, una deputata ha realizzato una visita del Centro di detenzione di Mesnil-Amelot. I due giornalisti che l’accompagnavano non sono stati autorizzati ad entrare. Analogamente, il 28 giugno scorso, l’accesso dei giornalisti al Centro di Marsiglia è stato rifiutato, con decisione del Ministero dell’interno. Questo benché il Ministero dell’interno si fosse detto pronto il giorno 4 giugno ad aprire i centri alla stampa. Le modalità concrete di questo accesso non sono ancora note, ma i rifiuti opposti ai giornalisti mostrano come questa volontà manifestata sia rimasta solo un’intenzione.Il 16 luglio prossimo, la parlamentare Sylvie Guillaume si recherà al Centro di detenzione di Lione. Anche lei cercherà di essere accompagnata da giornalisti.
Spagna - Il 10 maggio scorso, organizzazioni e giornalisti non hanno potuto accedere al Centro di internamento per stranieri di Aluche (Madrid). L’accesso è stato accordato soltanto ai rappresentanti politici. Il 28 giugno, al CIE di Barcellona diversi deputati sono potuti entrare, ma ai media è stato nuovamente rifiutato l’accesso.
Italia – Il monitoraggio dei “centri di identificazione ed espulsione” (CIE) nell’ambito della campagna nazionale “LasciateCIEntrare”prosegue con la partecipazione di avvocati, giornalisti, rappresentanti della società civile e, da qualche tempo, consiglieri regionali e comunali.
Belgio – Una parlamentare aveva chiesto di visitare il Centro chiuso di Bruges accompagnata da una giornalista della RTBF (radio-televisione belga francofona). L’Ufficio stranieri le ha rifiutato l’autorizzazione ad essere accompagnata da un giornalista.
Ulteriori visite sono previste per luglio e settembre in questi paesi, ma anche in Germania, a Cipro e in Bulgaria.
Il rapporto dettagliato di questa nuova campagna di visite, dal punto di vista delle possibilità di accesso e delle condizioni di detenzione, sarà reso pubblico in settembre