Arriva sul Fatto il blog di Erika Farris: un nuovo spazio tutto dedicato al mondo migrante

Un’intervista alla presidente dell’Associazione Nazionale Stampa Interculturale, un articolo su “Volevamo braccia”, il video-documentario prodotto dal movimento Alcamo Bene Comune per denunciare le condizioni di lavoro dei braccianti stranieri nella vendemmia alcamese, in provincia di Trapani. Ed infine una testimonianza dal mondo delle seconde generazioni con le parole di Malia Zheng, giovane mediattivista membro di Associna ed ex collaboratrice di It’s China.

Tutto questo è il nuovo blog di Erika Farris, uno spazio dedicato alle realtà legate all’immigrazione ospitato dal FattoQuotidiano.it. Dalla voce della giovane giornalista e mediatrice culturale arriva un racconto a 360 gradi del mondo migrante, con una particolare attenzione agli aspetti legati all’intercultura e alle modalità di rappresentazione del fenomeno migratorio nei media.

“L’idea del blog – spiega l’autrice – nasce dal profondo interesse che da sempre nutro per la tematica dell’immigrazione. Si tratta di un tema che ho avuto modo di approfondire durante l’Università, grazie a un corso in Mediazione interculturale e a una tesi di master sulla rappresentazione dei migranti sulla stampa nazionale italiana. Era quello il periodo della salita al Governo del Popolo delle Libertà, del Movimento per l’Autonomia e della Lega Nord. Una vittoria, la loro, arrivata dopo una campagna elettorale quasi interamente basata sulla cosiddetta “emergenza immigrazione”, responsabile di aver alimentato un clima di paura e odio nella società”.

Lo scopo della rubrica, come la stessa blogger spiega, è quello di dare visibilità e possibilità di espressione a chi nei canali dell’informazione mainstream ne viene privato. “L’obiettivo è quello di dare voce a persone che solitamente non trovano spazio all’interno delle testate generaliste e di far conoscere le tante culture che vivono nella nostra società. Solitamente, infatti, quando si parla di immigrazione o migranti, il punto di vista proposto è quasi sempre quello italiano”.

“Per questo motivo – continua – ho scelto l’approccio dell’intervista. Il mio ruolo di giornalista deve limitarsi a fare le domande e scrivere le risposte, mentre il punto di vista riportato deve essere quello dell’intervistato, che sicuramente può conoscere e spiegare meglio di me la sua cultura di riferimento, la sua storia e la sua condizione nel nostro Paese”.

Con il suo blog, Erika si fa portavoce di un giornalismo diverso da quello che siamo abituati a incontrare sulla stampa, sul web e in tv. Un’informazione che talvolta offre un’immagine distorta e strumentale del mondo migrante, troppo spesso chiamato in causa solo per rafforzare stereotipi negativi e pregiudizi.

“Tra le problematiche che riguardano la rappresentazione mediatica dei cittadini stranieri presenti in Italia – dichiara Erika –, particolarmente preoccupante è il ricorrere di uno schema valutativo basato sulla separazione netta tra italiani e migranti. Essi vengono presentati non come membri della stessa società, ma come gruppi in contrapposizione tra di loro”.

“La rappresentazione del migrante, inoltre, avviene quasi sempre con una terminologia generalista, pregiudizievole e tramite stereotipi. Le immagini più comuni che degli immigrati vengono proposte sono quelle di persone povere e disperate, pronte ad accettare lavori malpagati e scartati dagli altri, oppure quelle di clandestini e criminali, votati all’illegalità. È evidente che nessuna delle due può definire realmente e in maniera non parziale la realtà dei fatti, giacché tali generalizzazioni risultano assolutamente inadeguate per affrontare argomenti tanto complessi”.

“È per questi motivi che nel blog cerco di dare molto spazio a storie di vita che non rientrano in nessuna di queste due scelte rappresentative, in modo da fornire un’informazione più obiettiva, che aiuti realmente a comprendere l’argomento in questione e a conoscere meglio la società multiculturale in cui viviamo”.

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